2020


Sin da quando ho cominciato a nutrire il mio interesse cinefilo, ho apprezzato particolarmente tutte quelle serie e film con un plot-twist finale coinvolgente e di impatto. Il finale di un film è quella parte che non solo produce un effetto sorpresa memorabile, ma permette anche di apprezzare e dare valore anche a tutte le sequenze, fotogrammi e dettagli che ne hanno gettato le basi. Questo porta a capire quindi in quale momento sarebbe stato necessario prestare più attenzione, osservare meglio, avvallare un’assenza di dialogo per evidenziare i gesti o quei piccoli frammenti di immagine che fino all’ultimo atto sono sembrati superflui.

Il plot-twist funziona proprio così: quando si credeva che tutto avesse un filo logico, un andamento lineare, crea instabilità e disordine. Chi era protagonista diventa antagonista, chi era bianco diventa augusto, cosa sembrava marginale diventa essenziale. E questo crea dubbio e incertezza anche nello spettatore, e se questo obiettivo viene raggiunto, allora è facile avvicinarsi alle 5 stelle nel rating della trama.

E il finale migliore, a parer mio, è il cosiddetto cliffhanger. Quel finale che non è un finale e che in un primo momento fa odiare tutto il resto del film o della serie. Perchè a nessuno piace non avere risposte, rimanere con delle perplessità e non sapere, letteralmente, come andrà a finire. Ma poi ci si rende conto che quel dubbio mantenuto vivo, é proprio quello che mantiene vive anche le idee e scatena l’immaginazione, teorie, discussioni con sé stessi e con gli altri. Ci si apre quindi ad un universo di numerose, probabili e improbabili, possibilità, a cui si verrà data conferma solo da un sequel o dalla stagione successiva. O magari ancora, i rami andranno ad intrecciarsi ancora di più, generando degli spin-off e dei crossover.

Oppure semplicemente, a quel punto di domanda ogni spettatore troverà la soluzione a lui più conveniente, probabile, o perché no, anche scomoda, per poter rimettere insieme tutti i pezzi del puzzle di quelle due ore passate al cinema, oppure sul divano di casa, o a quegli appuntamenti settimanali per un mese, condivisi a casa di un amico o di una persona amata, alcuni durati anche una decade.

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