2018

 Sì, alla fine mi sono laureato.

Dopo una rapida revisione dell’articolo di Capodanno del 2017, mi premeva in particolar modo dare questa notizia. Il grande giorno è arrivato e, per essere precisi, è avvenuto il 12 aprile 2017.

Quest’anno scrivo il mio articolo per l’anno nuovo con un po’ più di ritardo del solito, ma il trambusto degli ultimi giorni mi ha parecchio disorientato. Ritardo o no, l’anno è ricominciato ed eccoci catapultati in un ulteriore nuovo inizio.

Sempre rileggendo il post dell’anno scorso, posso affermare che i cambiamenti questa volta sono stati tanti e numerosi, notevoli, disorientanti, felici, deprimenti…insomma, tanti.

Bisogna considerare innanzitutto che gli ultimi 7 mesi del 2017 li ho trascorsi in Inghilterra, a Cambridge, dove mi sono trasferito dal primo di giugno per lavorare come infermiere. Pensando in termini matematici, 7 mesi sono quasi il 60% di un anno e pensare che ho trascorso più della metà dello scorso anno lontano da casa e in un paese nuovo, è alquanto sconvolgente. E la cosa più sconvolgente, è che fino a questo momento non me ne ero reso conto!

Negli ultimi 7 mesi ho cambiato casa due volte e per ripartire col botto entro i prossimi due la devo cambiare di nuovo. Ho cambiato paese, ho cambiato mentalità, lingua, amici, lavoro (più o meno), ospedale, conoscenze, attività. In termini più “semplici”, ho cambiato la mia vita.

Per poter rendere ancora meglio l’idea, potrei affermare che da un punto di vista emotivo gli ultimi sette mesi sono stati come ascoltare un intero album di Sam Smith. Il tutto accompagnato da frequenti calici di vino rosso e shot di Tequila nei casi più gravi.

E siccome il masochismo in alcuni momenti è il mio forte, perché  non ricominciare a guardare Grey’s Anatomy? Oppure la trilogia di Bridget Jones?

Adoro come i personaggi interpretati da Renee Zellweger (spero di averlo scritto giusto) rappresentino molto bene la mia situazione psicologico-sociale.

Ma parlando di quanto mi stia aiutando l’esperienza all’estero, è significativo il numero di persone che ho conosciuto, di diversa nazionalità e con diverse esperienze alle spalle. Ognuno ha cambiato paese per un motivo diverso e ha un background differente. E passare una qualunque serata di un giorno di riposo ad ascoltare motivazioni, opinioni ed esperienze è stato qualcosa di veramente istruttivo. Ho avuto l’opportunità di viaggiare e di godermi ancora di più l’abbraccio di amici e genitori tutte le volte che ho fatto un salto a casa. Inoltre, non pensavo potessero esistere così tanti tipi diversi di birra e di sidro!

Arrivando quindi alla conclusione fondamentale di questo post: ci sonno anni in cui possiamo lamentarci di come il nostro status quo rimanga lo stesso e medesimo senza cambiamenti. Altri anni in cui lo status quo rimane tale, ma cambia tutto quello che sta attorno. L’environment come direbbero gli inglesi o il setting in termini cinematografici. E quest’anno, sotto tutti questi punti di vista, i cambiamenti sono stati tanti.

Ed è sempre difficile cambiare, accettare i cambiamenti e lasciare qualcosa dietro di noi. Il cambiamento, il continuo tentativo di ricostruire una parte di noi, comporta sofferenza e difficoltà che in alcuni momenti diventano quasi insopportabili. Altre volte, sembra che tutto quello che si sta ricostruendo rappresenti solo un castello di carte che al primo soffio di vento crolla. E la prima, grande, lezione che si impara è questa: far trapelare tutto lo spirito di adattamento che è rimasto in noi, cercando di gettare le fondamenta di quel castello in un posto un po’ più riparato, oppure giocare di astuzia e aggiungere un po’ di colla tra quel due di picche e quell’asso di cuori che cercano di sorreggere il resto.

L’altra importante lezione è che, per quanto possa essere duro, il distacco serve.

Serve a capire chi veramente sta cercando di rimanere al passo con noi in questo cambiamento e a capire che non possiamo pretendere che gli altri non vadano avanti senza di noi, nel momento in cui noi ci troviamo in un altro posto senza di loro, ma che comunque si può trovare un modo per ricongiungere quelle due strade e quando si trova un punto di incontro, allora il valore che avrà sarà ancora più bello ed emozionante di prima!

L’ultimo 60% dello scorso anno è stato quindi caratterizzato da tante emozioni contrastanti, da cose che non cambiano e da cose che cambiano e anche fin troppo, da lezioni impartite e da lezioni ricevute, da momenti di euforia e da momenti di depressione. Ma se ogni anno si conclude con numerose consapevolezze in più, vedremo che cosa riserveranno i 365 giorni di questo 2018 appena ripartito col botto.

Come ogni anno, perché questo rimane stabile, un augurio di buon anno a tutti!

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