Caro nonno

 Caro nonno,

E’ da tanto tempo che non ti scrivo, come è da tanto tempo che ti vengo a trovare. Te ne sei andato quando avevo sedici anni, ora ne ho quasi ventuno e sono cambiate tante cose.

In questi anni sono diventato troppo razionale per poter credere che tu ti potessi trovare da qualche parte e che da lì avessi tempo per ascoltarmi o per darmi retta. A chi stavo parlando? Eppure a sedici anni ci credevo. E l’unico motivo per cui continuavo a farlo, era che non potevo spiegarmi il fatto che nella nostra vita, e soprattutto in quella della mamma, tu non ci potessi essere più. Ma a che pro?

Alla fine i miei problemi ho imparato a gestirmeli da solo, con la dovuta logica. I rapporti con le persone non erano più una difficoltà, perché ormai avevo capito che tutti, prima o poi, se ne sarebbero andati, quindi lasciarmi andare che senso poteva avere?

E tu? Anche se avessi potuto fare qualcosa, le tue priorità sarebbero state la mamma e la nonna. In confronto, cosa può turbare un adolescente? Lo scopo di quest’età è quello di vivere senza pensieri e di divertirsi, e se non ero in grado di farlo era solo un problema mio.

Ma sono cambiate tante cose, nonno. E sto imparando tanto.

Ho imparato che ogni tanto è meglio lasciar perdere almeno un pochino la razionalità: i rapporti cambiano repentinamente ed è giusto valorizzare quelli che si hanno e quelli che si stanno creando.

Presentarmi con un muro come porta d’ingresso non mi stava portando da nessuna parte, e per quanto le persone continuino a non piacermi per moltissimi aspetti, cerco di sorvolare su questo.

E sai una cosa? Ho imparato ad amare, e l’amore è un sentimento bellissimo e dolorosissimo allo stesso tempo. Ma non sono mai stato così tanto felice di cambiare il mio “IO” in un “NOI”.

Eppure l’università, il lavoro, l’amore e le amicizie sono tutte le cose belle che mi hanno portato a stare così male.

Non so più chi sono, qual è la mia strada e quali siano le scelte migliori. Non so più come muovermi e ho paura che, qualunque direzione io scelga, potrei andare a sbattere la testa.

Ho riscoperto il sapore salino delle lacrime, e dopo cinque anni che non piangevo più, adesso mi sembra di non averne più da versare, perché le ho esaurite.

Non ho toccato il fondo: ho raschiato le fondamenta.

E così mi sei tornato in mente tu, con il tuo sorriso e con le parole mai detti. Con quegli occhi profondi che esprimevano orgoglio nei miei confronti. In fin dei conti, quando venivo a trovarti e quando parlavo con te, mi sentivo meglio.

Ho solo bisogno di una direzione, nonno. Mi sono ritrovato a pregare non so quale Dio perché me la mostrasse. Ma forse dovevo chiedere subito a te.

Ti chiedo perdono. E ti chiedo aiuto.

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